(Fonte WORLD BUSINESS LETTER)

L’export è stato e sarà il mezzo attraverso il quale l’Italia potrà risollevarsi, nonostante i periodi bui dal punto di vista economico e finanziario che si sono succeduti nella storia del nostro Paese. Abbiamo posto alcune domande sul tema Export e Coronavirus a Ivan Salvalaglio, direttore tecnico Co.Mark, da sempre al fianco delle PMI italiane per aiutarle a crescere.

Oltre all’emergenza sanitaria Covid-19, quali altre crisi economiche ricorda che l’Italia abbia dovuto fronteggiare negli ultimi anni?

“La prima che mi viene in mente è sicuramente la grande recessione del 2008. Seguono poi le più recenti barriere all’export italiano dettate dai dazi USA e dall’uscita del Regno Unito dall’Europa a fine 2019. Entrambe queste nazioni, come ben sappiamo, sono tra i principali estimatori del made in Italy insieme a Germania, Francia e Giappone, solo per citarne alcuni.”

 Possiamo prendere spunto dal nostro passato recente per superare anche questa nuova crisi?

“Certamente. L’Italia è l’8° Paese esportatore al momento. Lo riporta l’Osservatorio del Ministero dello Sviluppo Economico. Un posizionamento raggiungibile solo attraverso la forte presenza all’estero delle aziende, le relazioni instaurate e la costante innovazione. Nelle fasi di recessione precedenti, l’export ha avuto un ruolo fondamentale: grazie al suo apporto le aziende Italiane sono riuscite a limitare i danni prima ed a tornare a crescere poi. Non solo per quanto riguarda le 4 A di eccellenza del Made in Italy: abbigliamento, alimentare, automazione e arredamento. Non bisogna infatti dimenticare che le performance di export migliori sono quelle registrate dai beni intermedi. È importante in questi frangenti continuare ad investire: sia per la creazione di solide reti commerciali all’estero, che rappresentano un polmone aggiuntivo per le imprese, sia per l’innovazione produttiva.”

 La prima reazione, comprensibile dal punto di vista umano, è proprio quella di tirare i remi in barca. Che ne pensa?

“Sebbene dal punto di vista umano questa reazione sia comprensibile, l’imprenditore dovrebbe sempre mantenere un’ottica di medio e lungo periodo per non farsi abbagliare dalla situazione di emergenza. È fondamentale mettere fin da ora le basi per la ripresa dei prossimi mesi. La storia ci ha insegnato che l’economia è ciclica. Fermarsi ora dal punto di vista commerciale significa permettere ad altri player di posizionarsi sul mercato. Significa perdere la propria quota di mercato e le basi su cui poter tornare a crescere. Questo è il momento di stringere i denti, restare vicini ai propri clienti e continuare a seminare per essere pronti e presenti quando la domanda tornerà a crescere. Tirare i remi in barca in questo momento ed adottare politiche di risparmio genera degli effetti negativi a catena difficili da arrestare. Basti pensare che la riduzione di consumi e investimenti porta alle aziende perdite in bilancio, causa tagli di posti di lavoro, minor redditività e conseguente calo della domanda: un circolo vizioso senza fine. In tempi dove la domanda interna è contratta, l’export è la fonte necessaria per saturare la produzione che non verrebbe altrimenti assorbita dalla domanda nazionale.

Export e Coronavirus: quali opzioni hanno le aziende in questo scenario di recessione dell’economia mondiale? 

“In questo momento le aziende sono di fronte ad una scelta netta: fermarsi e chiudere i battenti o continuare a lavorare sodo per conseguire risultati nel medio periodo. Bisogna programmare, essere lungimiranti, avere delle prospettive per il futuro. Solo gli imprenditori che hanno questa consapevolezza ce la faranno. Se ci fermiamo abbiamo perso questa battaglia prima di iniziarla. L’export, ripeto, rappresenta un fattore determinante per la nostra economia e in cui le aziende devono continuare ad investire nonostante la crisi.”

In un mondo commercialmente fermo quali sono le strategie da applicare?

“In un mondo in cui tutto “sembra fermo”, ricordiamoci che abbiamo i mezzi per rimanere vivi e presenti. Rimanere sempre in contatto con i partner commerciali e i clienti fidelizzati e far loro capire che si tratta di una crisi passeggera. Nonostante la frenata della produzione, lo sviluppo commerciale può ancora continuare, anche da remoto. Dobbiamo tener presente che la gran parte delle persone possiede un recapito telefonico o un indirizzo mail, lavorando in smart working. E non solo, in tempi di crisi, le persone sono più empatiche e disponibili ad ascoltare quello che abbiamo da dire. Sono predisposte a dedicare più tempo allo scambio di informazioni. Non dico che nell’immediato otterremo nuovi ordini, ma sicuramente è possibile porre le basi per una ripartenza immediata non appena la situazione si sbloccherà.”

Alla luce di quanto detto e di quanto sta accadendo, quale consiglio si sente di dare agli imprenditori italiani? 

“Non smettete di crederci! Informatevi sui nuovi Bandi e i fondi che lo Stato sta stanziando per l’internazionalizzazione delle PMI, avvalorando la tesi secondo cui l’export rappresenta una leva essenziale per la ripresa della nostra economia. Non abbandonate il campo e soprattutto non permettete ad altri player di sottrarre la vostra quota di mercato, che avete raggiunto a costo di tanti investimenti e fatica.